IMPLICAZIONI PSICOLOGICHE NELLE GRAVI MALATTIE

La presenza sofferenza psicologica si associa frequentemente alla patologia tumorale e può comportare importanti influenze non solamente sulla qualità di vita del paziente ma anche determinare una peggiore prognosi della malattia di base. Le implicazioni psicologiche della persona che si ammala di cancro quindi sono notevoli e riguardano tutto il ciclo della malattia, dalla comparsa dei primi sintomi, alla diagnosi, alle cure mediche. La patologia tumorale, infatti, per il suo carattere di gravità e cronicità può avere un effetto sconvolgente sulla vita del paziente e della sua famiglia. La sofferenza psicologica con cui si reagisce alla scoperta della malattia ed ai trattamenti terapeutici si configura come una psicopatologia che produce conseguenze, spesso a lungo termine.

La diagnosi di cancro provoca nella maggior parte dei casi un trauma: L’intensità di tale trauma dipende dalla personalità del soggetto, dalle esperienze pregresse, dall’ambiente in cui si relaziona e inoltre dal tipo di tumore diagnosticato, dal valore simbolico e reale dell’organo colpito.

Il progetto “esistenziale” dell’individuo, il suo progetto di vita viene sconvolto destabilizzando la persona determinando una marcata angoscia conseguente all’alterazione del vissuto corporeo e dell’identità, nonché un forte incremento di pressioni pulsionali ed emotive che inducono spesso un processo regressivo. L’attenzione agli aspetti psicologici del paziente dovrebbe quindi già nascere al momento della diagnosi. Dopo la prima fase di shock con la brusca modifica dell’immagine di sé e del proprio futuro, seguirebbe la fase reattiva, di presa coscienza della malattia in cui vengono effettuati i trattamenti. La fase di elaborazione ovvero di riflessione è successiva ai trattamenti quando il paziente ritrova uno stile di vita spesso profondamente modificato. Risulta quindi molto determinante l’ottica di comprensione, accettazione ed elaborazione della realtà da parte del paziente.

Il paziente oncologico ha bisogno di elaborare il trauma psicologico della diagnosi di tumore e di acquisire elementi che gli consentano di rompere dentro di sé lo schema cognitivo, l’equazione cancro=morte e di trovare un progressivo adattamento alla malattia che consenta di adottare un comportamento di compliance, cioè di auto-aiuto, a tutti gli stadi della patologia. Il paziente e la famiglia devono adattarsi ai cambiamenti della vita che questo evento può comportare con la minore sofferenza possibile.

La terapia oncologica è un settore multidisciplinare quindi che non può essere gestito solo da medici oncologici, poiché si è presa coscienza che, in questa patologia, è necessario prendere in cura tutte le parti del paziente, quella organica e quella psicologica che, spesso, si ammala in maniera molto grave. Si parla oggi di psico-oncologia, nata in Italia negli anni 80 che si propone di intervenire sulla prevenzione (interventi contro l’abitudine al fumo, programmi di screening sul cancro…); informazione ed educazione sanitaria; formazione del personale sanitario e dei volontari; attività di ricerca; attività clinica. L’aumento delle probabilità di cura del paziente oncologico pone luce oggi quindi sulla qualità di vita del paziente che non si conclude affatto con questa diagnosi.